L'ODORE DELLA GUERRA
Il rifugio scavato
sotto terra in giardino
aveva piccole panche piallate
con i nodi del legno aperti.
Ci passava il mio dito sottile
che a volte restava incastrato.
L'acre odore di legno
e di terra ferita
stillante umidità
e umori di radici
del nespolo e del fico
tutta mi avvolgeva.
Come il nero mantello del littorio
che mamma drappeggiava
sulla mia camicia lunga.
Restavamo là dentro con papà,
tre malli in una noce,
finché i bengala in grappoli
pendenti dalla vigna della notte
si spegnevano al suono
dell'allarme cessato.
Il papà mi prendeva tra le braccia
perché non sporcassi i piedini
e "stai attenta alla testa" mi diceva.
Uscivamo carponi
dallo stretto pertugio,
povere talpe nere,
con l'unica ricchezza dell'amore.