NOÈ 1981
(ad un amico pittore)
Quando dal sogno mi desteranno
tiepidi polpastrelli premuti sulle tempie
correrò alla mia calza appesa
presso l'immaginario focolare
per svuotarla di quanto
mi avrai lasciato in dono.
Ne usciranno forse
maschere di mestizia dolente
solcate da una pioggia rigata
che trascina nascoste angosce
contaminando chi più in basso guarda
o persegue nell'ombra di immobili sipari.
Teste dove torturanti pensieri
hanno scavato avvallamenti strani,
vuoti che non sai colmare
come quello che in te
non accoglie semenza di fresche siepi
popolate magari di gorgheggi.
Vecchio ragazzo,
non mollare il canapo dell'arca.
Se le teste contorte
si deformano ancora,
se i volti ancora piangono
dai mille occhi sporgenti,
aspetta qui la colomba
con la fronda d'argento.
Ti dirà della rupe
che emerge dal lago immenso
voluto da coloro che non seppero amare.