BARBARA
Dolce sbatti gli occhioni neri
ritrosa alle carezze dispettose
che per destarti
necessariamente
devo ogni volta
come un rito
passare sulle guance
e sull'esile collo
e sul braccino fragile,
chiaro come un mattino
di questo lungo inverno
rallegrato da sorrisi senza dentini
e da capricci urlati
su mille note