UN GUAITO
Le mie estati si sfogliano
in un mazzo
dentro il vaso sull’angoliera.
Dardi di luce
fuori
e raffiche di vento,
come sbuffi.
L’dea di “rimanere”
ha prevalso
sul brancolare cieco
fra il troppo e il niente;
pure
mi schiacciano i tuoi piedi
sulla stuoia paglierina.
È il ritrovarmi
tra le mie cose ritrovate
che sana.
Dentro un unico giro di sole
stanno vuoti infiniti
e tumulto di folle.
Mai un momento
ho cessato di amarti.
Si quieta adesso il lupo
che ululava alla luna
con un guaito pigro
e una palpebra chiusa.