TENERA NON È...
Il giorno attanagliato
(aquila o passero?)
urla l'impotenza.
Stille di martirio sulle unghie
nervi strappati
per nastri nelle chiome.
Piume - peluria intorno al collo -
mitologica serpe - uccello - cattura - prede!
Grida il passero spezzato
voli dissacrati
ottenebrati incontri - luce.
Cortina bituminosa di gocce
dal terrazzo acchiappa - sole
scende a invischiare piume.
Apre ferite sconce
fra denti lucidati di finta perla,
bubboni pruriginosi
nei capelli tinti.
Il sorriso di perle vere
non suona accordi con la borsa scarna,
fogli spiegazzati di mano in mano
e cerchietti di peltro.
Dov'è l'amico,
l'opulenta, contagiosa allegria
che ride con la piega morbida
del tovagliolo buono
dopo il pasto di gala?
Ruzzola per sentieri di vetro
e rimbalza su frasi d'ovatta.
Il bottone s'è perso sotto il comò.
Odora il seno di talco scivoloso
nel ricordo di scricchiolii d'ossa.
Fra pagine di diario
cerchi viole disseccate.
"Ma che c... vuoi?".
Righi calcati
da leggere con la lente
fino all'ultima luce.