POSTUMI DI UN GRIGIO NATALE
Quest’uggiosa giornata
si snoda come nenia
e dipana il suo canto
di filo opaco.
Vorrei raggi di sole
nel palmo della mano,
tondi come monete
o specchi che riflettano
negli occhi il sole.
Ma gennaio col pungolo
infila spini nelle vesti
e filtra angosce
con lucori di neve.
Perseguita con spinte
un andare già sdrucciolo
e spia le prede
da arabeschi di vetro.
Orme grandi
circondano le case
e tiriamo le tende
rifugiandoci dove
la fiamma più non arde,
dove surrogati di fuoco
hanno regolari sussulti
di termostati grigi.
A nord,
oltre i confini,
son caduti volatili dai nidi,
si è raggelato
il suono di campane.
Qui un’eco fioca
batte come martello
con cadenza di ferro
arrugginito.
Su, prendiamo i pennelli
e imbrattiamo facciate
sgocciolando vermiglio
sulle porte!
E spruzziamo gli stipiti d’aceto
ché non entri il monatto!