IL TELEFONO
Onde sulla battigia,
cérchi nello stagno.
Si snodano fili d'alghe.
Parli e i sussulti del cuore
balzano in aria
come note in fuga.
Vibrano ricordi,
corde allenate di mandòle antiche.
Che fai?
Serenate all'amore inviolato
racchiuso nel torrione
da carcerieri arcigni?
Il volto della nemica
dietro una grata
ha opalescenze d'ectoplasma.
Fa notte la tunica dei preti.
Quest'ala che spruzza stille cèrule
e sparge i fiordalisi della malinconia
arriva pietosa,
un tremito ogni squillo.
Sopra i numeri in cerchio
- quasi un orologio -
è scivolato il giorno.