IL FUSO DELLA MONACA
Monachine come formiche
abbrunano gli oratori
ora che il sole non è sole
e sussurri e sospiri
in tinnuli cristalli
di lampadari a metà accesi
ricamano punti d'ombra sulle guance
- rotondi cembaletti da cucito -.
Vado in giro per un paio d'ali
e non trovo che frecce.
Archi scrostati da caccia al passero
di Marte e Diana cibo quotidiano.
Frecce rigide, senza tremori
e sangue alla radice di piume
fragili come riso
di bimbo ai primi passi.
Cerco ali tra note di follia
- depravati pulviscoli stellari - .
Avvinghiata alle punte di una stella
cerco di trarla a me sul mio guanciale.
Inghiottisco molecole dorate
quando tutto mi sfugge dalle dita
e la freccia di luna
si conficca nella mia carne chiara
di creatura invernale.
Cerco ali negli angoli sperduti;
faccio luce ai gradini
arroccati su torri d'infinito.
Cerco ali tra sprazzi di fede
soffocati da istanti di amarezza.
Corone d'angeli senza corona,
ciuffetti fini sparsi sulle nubi
come fieno sui prati,
dita d'anemoni
per carezzare sassi.
Dipana il fuso capelli bianchi
e una goccia di sangue
chiude gli occhi
di chi potrebbe vivere due volte.